CASA MUSEO in memoria di "MARIO CARRARA"

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INAUGURAZIONE
Giovedì 23 Maggio dalle 16 alle 18
con la presenza del Dott. Fabrizio Guerrini


ORARI APERTURA
Sabato 24 Maggio dalle 15 alle 18
Domenica 25 Maggio dalle 15 alle 18

 

Mostra di Luigi Veronesi

Nato a Milano, all'età di 17 anni, grazie alla camera oscura del padre, inizia ad analizzare e sondare le potenzialità creative del fotogramma.

Negli anni venti inizia l'attività artistica, frequentando un corso di disegnatore tessile, e contemporaneamente svolge ricerche nell'ambito fotografico che gli consentono di ottenere, attraverso determinate tecniche, immagini dense di originalità. Fu introdotto da Raffalle Giolli in un gruppo di intellettuali associati con la rivista Poligono. A 20 anni comincia ad interessarsi alla pittura studiando presso il pittore napoletano Carmelo Violante, allora professore presso l'Accademia Carrara di Bergamo.Partecipa alla prima mostra collettiva di arte astratta d'Italia, il 4 marzo 1934 nello studio dei pittori Felice Casorati e Enrico Paolucci in Torino, con gli artisti Oreste Bogliardi, Cristoforo De Amicis, Ezio D'Errico, Lucio Fontana, Virginio Ghiringhelli, Osvaldo Licini, Fausto Melotti, Mauro Reggiani e Atanasio Soldati, i quali firmarono il "Manifesto della Prima Mostra Collettiva di Arte Astratta Italiana". Partecipa alla Triennale di Milano nel 1936. Lo stesso anno partecipa a una mostra di arte astratta in Como con Lucio Fontana, Virginio Ghiringhelli, Osvaldo Licini, Alberto Magnelli, Fausto Melotti, Enrico Prampolini, Mario Radice, Mauro Reggiani, Manlio Rho e Atanasio Soldati. Il catalogo contiene una presentazione scritta da Alberto Sartoris. Ancora nel 1936 è illustratore del " Quaderno di geometria" di Leonardo Sinisgalli. Nel 1939 presenta una mostra personale nella Gallerie L'Equipe in Parigi. In quello stesso anno pubblica "14 variazioni su un tema pittorico" con commento musicale di Riccardo Malipiero, avviando una profonda analisi dei rapporti tra scale musicali e scale cromatiche, con particolare interesse per la musica dodecafonica.

A Milano, nel 1932, la galleria Il Milione ospita le sue prime creazioni, di tipo figurativo: in seguito, inizia la sua personale ricerca nell'ambito dell'astrattismo.

A Parigi nel 1932 stringe rapporti con F.Léger e si interessa al costruttivismo russo e olandese abbandonando l'impianto figurativo degli esordi e affrontando la ricerca nell'ambito dell'astrazione di tendenza geometrica. Nel 1934 aderisce al gruppo parigino Abstraction-Création, conosce le esperienze del costruttivismo svizzero ed aderisce al metodo del Bauhaus: determinante sarà la "lezione" di Wassily Kandinsky. Partecipa alla mostra Arte Astratta Arte Concreta nel Palazzo Reale di Milano. Molto attivo prima in teatro e poi al cinema[1][2], con un totale di 6 film sperimentali e astratti realizzati, di cui 4 completamente perduti, mentre degli altri rimangono solo brevi spezzoni non proiettabili (i primi risalenti agli anni quaranta). Durante la guerra utilizza le sue conoscenze di grafica e design e diviene falsario per il Movimento di liberazione nazionale (si veda in bibliografia 1). Nel dopoguerra fu cofondatore del gruppo fotografico La Bussola. Lavora per molti anni come grafico e pubblicitario, ed alcuni suoi fotogrammi diventano copertine per riviste quali Campografico e Ferrania. Nel 1949 aderisce al MAC - Movimento per l'Arte Concreta - partecipando alle mostre di questo movimento fondato a Milano nel 1948 da Atanasio Soldati, Gillo Dorfles, Bruno Munari, Gianni Monet.

Continua a interessarsi alla musica, creando una polidimensionalità dell'arte intesa come un progetto globale, approfondendo la sua ricerca sui rapporti matematici delle note musicali, traducendoli nei rapporti tonali del colore. Crea così numerose trasposizioni cromatiche di partiture musicali, (Musica visiva). Alla fine degli anni novanta, queste sue ricerche sono state sviluppate dal musicista Sergio Maltagliati.[3][4] Per le sue ricerche scientifiche su colore, percezione cromatica e musica negli anni settanta ( 1973-77) è chiamato alla Cattedra di Cromatologia e Composizione dell'Accademia di Belle Arti di Brera.

Nel 1979 partecipa alla manifestazione Venezia 79 La fotografia, organizzata dall'UNESCO e dall'ICP di NY, tenendo un corso su storia teoria e tecnica del fotogramma.[5]

Partecipa attivamente alla maggior parte delle mostre di quegli anni, quale la mostra dell'astrattismo italiano alla XXXIII Biennale di Venezia, il Festival di Musica Contemporanea ed una personale alla Galleria Spatia di Bolzano nel 1980 e un'altra a Pordenone nel 1984. Nel 1983 riceve il Premio Feltrinelli dell'Accademia dei Lincei per la pittura.[6] Nel 1987 insieme a Maria Lai, Costantino Nivola, Guido Strazza realizza il progetto artistico del Lavatoio Comunale di Ulassai in Sardegna. Nel 1989 Luigi Veronesi è coautore, con Giancarlo Pauletto, di un libro sull'artista Genesio De Gottardo. Sempre negli anni ottanta progetta diverse scenografie per il Teatro alla Scala di Milano; i bozzetti del lavoro scenografico sono in permanenza nel Museo del teatro. Anche la sua attività di scenografo fu improntata dal suo interesse a indagare i rapporti tra suoni e colori attraverso le trasposizioni visive delle frequenze musicali.


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INAUGURAZIONE
Giovedì 24 Aprile alle ore 16
con la presenza del Dott. Fabrizio Guerrini e dei Responsabili dell'Archivio Matta


ORARI APERTURA
Venerdì 25 dalle 15 alle 18
Sabato 26 dalle 15 alle 18
Domenica 27 dalle 15 alle 18

 
Roberto Sebastian Matta: un viaggio tra le opere, i colori e la poesia di un artista cardine nella storia dell’arte moderna e contemporanea. Matta: un Jolly prezioso e unico come il suo nome evoca. 

La recente mostra allestita a Venezia alla Galleria internazionale di Arte Moderna di Ca’ Pesaro con la collaborazione dell’ Archivio Matta ha fatto ritrovare a migliaia di visitatori la potenza comunicativa, la forza espressiva e libera del Genio del Surrealismo. Un percorso di valorizzazione storico-critica di un Maestro che fa, ora, tappa a Vercelli, nella Casa Museo “Mario Carrara”.

 Ovvero lo spazio creato da Meeting Art, in ricordo del suo fondatore, per esaltare l’arte e i suoi protagonisti. E Roberto Sebastian Matta protagonista lo era.

Spirito libero, viaggiatore per amore dell’arte: il giovane Matta, da Santiago del Cile dove è nato nel 1911, si trasferisce nel 1934 a Parigi. E qui, grazie all’ incontro con Andre Breton e Salvador Dalì, nasce la sua personale e vibrante via del Surrealismo. Negli schemi, ma oltre gli schemi: Matta usa colori e materiali per domarli con il “fuoco” (è Breton a parlare di fuoco) della sua poesia. Prende, ad
esempio, la carta e la trasforma in materia dipinta, veicolo del suo messaggio pittorico: i suoi papier collé, i suoi collage si fanno, da subito, cifra geniale. Arrivato a New York negli anni Quaranta, saranno proprio quelle sue carte, strappate, accartocciate e plasmate per fondersi con la tela, i colori e con quel nuovo pensiero d’arte (l’automatismo subconscio-gesto, energia base del Surreale) a impressionare (nel senso di incidere nell’animo) Robert Motherwell. E con lui Pollock, Rothko, Gorsky: l’Espressionismo Astratto attinge alla fonte del Genio viaggiatore (dirà Motherwell: “Siamo stati tutti inventati da Matta”). Poi Parigi e infine l’Italia in cui Matta, questo “caposcuola” senza scuola, questo 
spirito selvaggio e riflessivo al tempo stesso, lascerà tracce indelebili (Valerio Adami, come è stato sottolineato durante la mostra a Palazzo Reale di Milano, è stato guidato e forgiato nei suoi inizi d’artista proprio dall’incontro con Matta a Parigi negli anni Cinquanta). La Carta e Matta: un rapporto forte che si manifesta sia nei suoi disegni, sia nei suoi grandi vulcanici ed immersivi watercolour che nell’opera grafica. Un mondo che è oggetto proprio della mostra alla Casa Museo di Vercelli con la diretta collaborazione dell’Archivio Matta. Attraverso le opere uniche su carta, le litografie e le incisioni, Sebastian Matta ha creato fogli indelebili che esaltano il diritto dell’uomo alla libertà di creare mondi, libertà gridata contro le dittature e contro l’oscenità delle guerre. E, proprio sul filo della carta si gioca il suo rapporto, a partire dagli anni Settanta e da lì per oltre due decenni, con Giuliano Allegri. Gallerista, editore di libri d’artista con i marchi della mitica “La Bezuga” di Firenze, promotore di mostre ed eventi, amico e collaboratore di grandi artisti (da Matta a Guttuso, da Melotti a Manzù), Allegri è tra i curatori della mostra di Vercelli. Tanti i suoi ricordi del Matta Artista. E del Matta Genio sopra le righe.” Ma lo sai come aveva chiamato il suo cane, Sebastian Matta?”. Mi ha chiesto un giorno, mentre raccoglievo i suoi ricordi per un libro (“La matita grassa”). Come può chiamare un cane, un maestro del surrealismo. Magari “Questo non è un cane” come avrebbe scelto Magritte. E Allegri a spiazzarmi: “Niente di tutto questo. Matta lo chiamò Vàttene. Capisci, Vàttene. Così quando lo chiamava, la gente attorno si chiedeva quanto quella povera bestiola potesse essere ancora fedele a quel padrone ingrato, visto che non perdeva occasione di cacciarla mentre quella, invece, gli correva incontro. Lo capisci che tipo era Matta?”. Fuori dagli schemi, la poesia che penetra la realtà della vita quotidiana e la modifica. Matta, il Jolly. “Matta è un futurologo, un passatologo, un estremista più che un quieto sperimentatore. Sostiene che il cuore sia un occhio. Questo grande terzo occhio attira a sé ed incamera quante più cose con quanto più slancio”. Lo scrive la giornalista e scrittrice Giovanna Giordano introducendo “Verbo America” il catalogo edito in occasione della mostra di Sebastian Matta nel 1985. Pubblicazione a cura di Sebastian Matta, Germana Ferrari e Giuliano Allegri con l’introduzione di Italo Mussa, un maestro della critica e storia dell’arte. Matta, dunque, e il suo “terzo occhio”, quello posto nel cuore. La mostra alla casa Museo “Mario Carrara” permetterà di specchiarsi in esso per ritrovare la ricchezza di un Genio e capire perché l’Arte, alla fine, è Matta.
Dal 24 al 27 Aprile 2025 L’Arte è Matta
La mostra di Roberto Sebastian Matta alla Casa Museo “Mario Carrara” di Vercelli
I colori e la poesia del Genio del Surrealismo
Fabrizio Guerrini

ANTICIPAZIONI DELL' ASTA-EVENTO DI MARIA CALLAS

 

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MARIA CALLAS "LA DIVINA" PART ONE
L'anticipazione di alcune delle opere più significative dell'Asta 2988 in programma il 25 Aprile 2024 si terrà nella giornata  del 13 Aprile 2024 in compagnia del signor Alex Cardano e del signor Samuel Manzoni dalle ore 12:00 alle ore 18:00 presso la Casa Museo "Mario Carrara".
Per qualunque informazione contattare 0161 - 2291

15 EMOZIONI DELL'ASTA 938

 

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L'occhio dinamico

L'anticipazione di alcune delle opere più significative dell'Asta 938 in programma dal 7 al 15 Ottobre 2023 si terrà Giovedì 21 Settembre 2023 alle ore 16:00.

L'esposizione delle opere sarà disponibile anche nelle giornate di Venerdì 22, Sabato 23 e Domenica 24 Settembre dalle ore 15:00 alle ore 18:00.

CHRISTO: L’IDEA AVVOLGE IL MONDO

Christo, una mostra dedicata alla genialità di questo maestro che ha attraversato, insieme a Jeanne-Claude, sua compagna d’avventura creativa, la storia dell’arte tra secondo e terzo millennio: il modo migliore per aprire la Casa Museo Mario Carrara di Vercelli.
Christo ha mostrato, infatti, come si possa comunicare arte attraverso gli oggetti della quotidianità, le architetture, i paesaggi.

 

Una Casa, in un elegante e discreto quartiere cittadino, può farsi così museo, luogo d’idee per l’arte ospitando, da subito, proprio le opere del maestro che gli edifici li “impacchettava”, prima con un’idea che con la tela e le corde.
Christo non improvvisava: le sue non erano performance estemporanee, happening dell’usa e getta. Dietro ad ogni suo lavoro c’era un progetto. Già il “Progetto”. Le opere esposte in mostra sono, prima di tutto, Progetti. Il Progetto non era solo lo svelarsi di un’idea, prima di poterla davvero realizzare (spesso capitava che l'idea restasse solo sulla carta) o un modo per poterne finanziare, in modo libero e partecipato, la realizzazione. Il Progetto di Christo e Jeanne-Claude era la possibilità stessa di conservare nella memoria collettiva il transito di quell’idea d’arte. Una volta concluse, le opere “ambientali” di Christo duravano lo spazio di pochi giorni. In esse però c’era, sempre e comunque, un ipotesi d’eternità. Quella legata appunto ai Progetti.
La mostra nella Casa Museo è un intrigante itinerario nell’esperienza artistica di un genio. Artista a tutto campo, Christo. Lo si capisce anche dai tre, potenti, ritratti, esposti in mostra, datati 1963: sono passati due anni da quando, lui e Jeanne-Claude, cambiando il percorso della storia dell’arte, hanno sbarrato con pile di bidoni vuoti una strada di Parigi. Christo sa dipingere: ha una grande familiarità con la figurazione, ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Sofia. E’ un provetto disegnatore, come mostrano i tre ritratti: una peculiarità che emerge anche nei progetti.
Christo, però, sogna in grande e i sogni li realizza.
Nel 1968 viene invitato al Festival dei Due mondi di Spoleto, dal mitico maestro Gian Carlo Menotti, uomo colto e splendido visionario. Chisto e Jeanne-Claude “impacchettano” Spoleto, in particolare l’antica torre medievale. Un evento epocale. In mostra a Vercelli una chicca, ovvero la cartella completa del 1972 di tutte le litografie che raccontano di quell’avventura. Nel 1968, come attesta un’altra opera in mostra, Christo è a Kassel per Documenta IV e realizza Cubic Meter Package, un impacchettamento di 5000 metri cubi d’aria di 93 metri di altezza e di 11 metri di diametro.
Christo e i ponti: una storia a parte. L’artista è attratto dal valore d’uso delle sue opere, in grado di interagire con l’ambiente naturale e umano, come ha dimostrato la spettacolare realizzazione sul lago d’Iseo. Ponti e passaggi da impacchettare.
In mostra a Vercelli due progetti di Christo, entrambi pensati, ma non realizzati risalenti ai primi anni Settanta. L’idea di impacchettare il Ponte Sant’Angelo a Roma fu bloccata da veti burocratici. L’impacchettamento del Ponte Alessandro III a Parigi fu abbandonato perché il profilo del ponte non entusiasmava la coppia geniale e, soprattutto, perché su quel ponte passavano pochi pedoni.
Christo cerca il contatto umano e quotidiano per scegliere gli oggetti da avvolgere con la sua idea d’arte. In mostra si possono ammirare il progetto-iconico del telefono Ericsson old style impacchettato e il bozzetto del tavolo impacchettato, opera datata 1961-1988.
E poi l’auto (1989), la poltrona (1977), il personal computer (1985). Nulla sfugge all’idea “avvolgente”.
Non c’è luogo che non possa venir “avvolto” dal pensiero d’artista: persino la cuccia di Snoopy. In mostra il progetto del 2004 per il museo dedicato al creatore del cane-pensante, Charles Schulz.
Il viaggio nella mostra alla Casa Museo non può, però, partire che da un’opera. Ed è il suggerimento lanciato, proprio alla fine di questa rapida descrizione espositiva.
E l’opera è il progetto della carrozza impacchettata , opera realizzata nel 1970 da Christo e Jeanne-Claude nella residenza nobiliare della famiglia del conte Annibale Berlingeri, raffinato collezionista. Un altro visionario che sapeva benissimo come una carrozza impacchettata sia il mezzo più rapido per raggiungere il Giardino delle Idee. Un po’ di quel profumo di idee viaggianti lo si respira anche grazie alla mostra nella Casa Museo di Vercelli.

LOCATIONS


HEADQUARTER: Corso Adda, 7 - 13100 Vercelli
tel. +39.0161.2291 - fax +39.0161.229327 - info@meetingart.it

SEDI


SEDE CENTRALE: Corso Adda, 7 - 13100 Vercelli
tel. +39.0161.2291 - fax +39.0161.229327 - info@meetingart.it

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